Spesso le storie nascono improvvise, ispirate da un luogo, da un paesaggio, da un incontro fortuito. O da una macchia di colore sulla spiaggia.
È ciò che è successo dopo il viaggio in Normandia, con negli occhi la grande falesia bianca di Etrétat e i tanti quadri che l’impressionista Monet le ha dedicato, rischiando persino di sfracellarsi sulle rocce a causa d’una mareggiata, pur di trovare il punto giusto per ritrarla.
Per catturare e fermare sulla tela l’impressione del momento. E la luce, i colori.
Gli stessi che in me hanno “scatenato” una storia: indagine surreale su un vecchio delitto di cui nessuno era riuscito a venire a capo, evocato da una tela di Monet nascosta in soffitta e risalente al periodo in cui il pittore aveva soggiornato a Etrétat.
Sogno, realtà, invenzione? Chissà che una storia simile non sia successa davvero?
Penso che forse non ho inventato niente. Eppure, a modo mio, ho fissato un’impressione. Insieme all’immagine indelebile d’un posto fermo nel tempo, incantato.
Tutto il resto potrebbe essere cronaca…

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